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I consacrati e la fraternità di San Leonardo al Palco

La Villa del Palco, a partire da settembre 2016, è abitata da una comunità dei Ricostruttori nella preghiera, un movimento ecclesiale nato alla fine degli anni ’70 per intuizione del gesuita p. Gianvittorio Cappelletto sj. Erano anni di grandi cambiamenti e di grande ricerca spirituale, carichi di ideali, in cui folle di persone muovevano verso Oriente alla ricerca di maestri, di guru che potessero placare una sete che l’Occidente – con le sue radici cristiane – non riusciva a soddisfare. Alla ricerca di un metodo e di un linguaggio che potessero rispondere a queste esigenze, p. Cappelletto riscoprì l’antica tradizione cristiana della preghiera del cuore, rimasta in alcuni monasteri dell’Oriente Cristiano, ma quasi totalmente dimenticata nel Cattolicesimo. L’avvicinamento e l’approfondimento di quella meravigliosa avventura dei Padri del Deserto che nel IV secolo diedero origine alla vita monastica cristiana, lo portò a seguire, con l’aiuto di altri due gesuiti che stavano anch’essi iniziando a studiare questa pagina della storia della Chiesa, p. Hausherr e p. Spidlik, le risonanze della vita di quei primi anacoreti nei gruppi monastici che si vennero a creare in Europa, in Africa e in Asia. La riscoperta del loro stile di vita, del perché di alcune pratiche che potessero rendere il corpo abile per la preghiera, l’approfondimento del modo che avevano di pregare ha portato p. Cappelleto a poter riproporre questi temi – carichi di un insegnamento per certi versi dimenticato – con un linguaggio rinnovato, adatto alle esigenze dell’oggi e rispondendo alle esigenze di molti tra coloro che affrontavano una vera ricerca spirituale. Alcuni dei primi che frequentarono i suoi corsi di meditazione profonda chiesero di poter costituire una comunità nella quale poter approfondire quanto gli era stato insegnato. Tale comunità ebbe la sua approvazione nel 1993 da mons. Siro Silvestri, Vescovo di La Spezia – Sarzana – Brugnato, con il nome di Ricostruttori nella Preghiera.

Il nome è significativo rispetto allo stile di vita: gli appartenenti alla comunità e i volontari che, pur non scegliendo la vita religiosa, si impegnano seriamente a mantenere dei momenti di preghiera fissi durante la giornata, costruiscono con le loro mani le sedi (quasi sempre ruderi da rimettere in piedi) che diventano vere e proprie case di preghiera, utilizzate per incontri, ritiri, ecc. Questa ricostruzione materiale diventa simbolo della ricostruzione interiore che avviene – con costanza e pazienza – nel silenzio del tempo dedicato all’Infinito.

La Villa del Palco è abitata da consacrati dei Ricostruttori nella preghiera e da una fraternità di laici. Questa esperienza potrebbe essere idealmente inserita in quella corrente della spiritualità post-conciliare che propone un “monachesimo interiorizzato”. Oggi i valori tipicamente monastici come il rapporto intimo con l’Assoluto, la ricerca del silenzio e della contemplazione e della meditazione, interessano non più soltanto i religiosi dei monasteri ma un vasto numero di credenti e di persone in ricerca. Tanti vivono la vocazione monastica come dimensione fondamentale della loro vita, incontrando quello che può definirsi “l’archetipo monastico”, cioè il desiderio di incontro con l’Assoluto che è presente in ogni essere umano (cfr R.Pannikar, Beata semplicità. La sfida di scoprirsi monaco). L’espressione e il concetto di “monachesimo interiorizzato” viene dall’Oriente cristiano che ha conservato una spiritualità essenzialmente monastico-contemplativa.
(Se vuoi approfondire questo tema, scarica qui un breve scritto…)

 

Padre Gianvittorio Cappelletto